(emozioni 
          da AMAROK)
        L'autobus 
          filava con rombo monotono sul falsopiano; in lontananza si potevano 
          vedere le prime case di Marispera.
          Claudia non era affatto dispiaciuta di tornare a casa dopo la gita in 
          Spagna.
          Si era preparata con anticipo per scendere, ma lo avevano fatto anche 
          altri; perse l'equilibrio quando il bus frenò davanti alla fermata.
          I passeggeri scendevano lentamente, Claudia cominciò a spazientirsi: 
          sbuffava, poggiava a terra la valigia per un attimo, faceva movimenti 
          come per liberarsi dallo zaino.
          Finalmente scese e salutò i suoi.
          -Bella! La Spagna è bellissima, ho mille cose da raccontarvi, 
          ma... dopo una doccia e un sonno ristoratore.-, disse entusiasta.
        Erano 
          le cinque del pomeriggio quando si accinse a schiacciare un pisolino.
          Faceva talmente caldo che non riusciva a prendere sonno, allora, inevitabilmente, 
          ripensò al viaggio appena terminato e al chitarrista di flamenco.
          Lo incontrò per caso durante un giro nella periferia di Madrid, 
          era seduto davanti casa intento a leggere il giornale; seminascosta 
          sotto la sedia c'era una chitarra. 
          All'improvviso, suscitando lo stupore dei turisti, la guida chiamò 
          a gran voce:
          -Ramon!-
          Il vecchio si voltò e sorrise, ripose il giornale, prese la chitarra 
          e lentamente mise il piede destro sul piolo della sedia, appoggiò 
          lo strumento sulla coscia e quasi vi si ripiegò sopra; guardò 
          la mano intenta a registrare le corde, poi alzò lo sguardo per 
          fissare uno ad uno gli astanti e, quando si rese conto che erano tutti 
          in trepidante attesa, iniziò a suonare.
          Pian piano prese corpo un motivo nervoso e coinvolgente. 
          Le corde erano messe alla frusta dalle veloci dita del chitarrista e 
          in breve l'attenzione dei presenti venne catturata da quella canzone 
          e dall'inaspettato virtuosismo, nient'altro riusciva a distrarre i visitatori.
          In un crescendo esasperante, la musica invase gli animi.
          Era un motivo “fluido”, uno di quelli che ti prende subito, 
          uno di quelli che non devono essere ascoltati più volte per piacere.
          Eh sì, piacque subito il pezzo di flamenco che il vecchio aveva 
          scelto per l'occasione; la conferma gli venne quando osservò 
          i piedi dei suoi spettatori, tutti intenti a tenere il ritmo.
          Improvvisamente, con due potenti colpi di rasquedo finì la canzone: 
          subito scrosciarono applausi dai turisti e anche da chi lo sentiva suonare 
          ogni giorno.
          La guida salutò il vecchio, gli mise dei soldi nella tasca della 
          camicia e il giro riprese come da programma.
          Claudia pensò che quella era tra le musiche più belle 
          e tipiche, per questo Ramon l'aveva scelta, sicuro di far centro con 
          i visitatori che arrivano più o meno edotti sulla cultura locale; 
          quasi che nessuno si sarebbe aspettato un motivo diverso.
          E bravo Ramon... 
          Sul ricordo sfumato del chitarrista di flamenco, la ragazza si risvegliò: 
          le membra ritemprate alla meglio, avevano bisogno di una “stiracchiata” 
          che non tardò ad arrivare, seguita da uno sbadiglio alquanto 
          sguaiato.
          -Bentornata a casa...-, osservò ironica Franca, la madre, quando 
          la vide scendere lentamente le scale.
          Claudia salutò distrattamente e avvicinatasi al divano si lasciò 
          cadere.
          -Mi ci vorrebbe un giorno intero di riposo... Accidenti che stanchezza.-, 
          allungò una mano per prendere la borsetta, frugò rapidamente 
          e prese lo specchietto, osservandosi gli occhi urlò:
          -Aiutatemi, ho bisogno di un restauratore.-
          -Finiscila di lamentarti, bevi questo piuttosto.- disse la madre mentre 
          le porgeva un bicchiere di frullato.
          -Oh no! Lo sai che i tuoi intrugli di latte e frutta mi disgustano!-, 
          Franca le sedette accanto apostrofandola: -Allora Senorita?-
          Per tutto il resto della giornata non fece che parlare delle meraviglie 
          spagnole.
          Per sua sfortuna dovette ripetersi anche agli amici e la cosa durò 
          per oltre una settimana.
        -Sai 
          che ti dico? La prossima volta che faccio un viaggio non lo farò 
          sapere a nessuno: non fanno che chiedermi notizie. Sono stu-fa!-, a 
          quelle parole la madre replicò:
          -Credo sia una curiosità più che normale... A proposito, 
          dimentichi forse di come assillasti papà quando tornò 
          dall'Olanda? ”
          Erano trascorsi più di due mesi dal rientro in Italia, da quel 
          pomeriggio afoso e dal sogno del chitarrista di flamenco.
          Ebbene, quel sogno si ripresentava puntuale ogni notte.
          Sulle prime, Claudia non ci badò, ma col trascorrere dei giorni 
          la cosa cominciò a farsi insistente: notte dopo notte il sogno 
          si impoveriva di dettagli e si arricchiva di strumenti che a volte accompagnavano 
          dolcemente altre volte portavano il motivo allo spasimo.
          La ragazza pensava: se dico cosa mi succede sicuramente mi prenderanno 
          per pazza.
          Devo risolvere questo problema al più presto, non ce la faccio 
          più!
          Una soluzione ci sarebbe: non dormo così non sento... Facile 
          no?
          E’ una parola... Non dormire, e com’è possibile? 
          Comunque, 'stanotte non dormo... o almeno ci provo.-
          Così decise e si preparò: posizionò il piccolo 
          televisore di fronte al letto e riempì il thermos di caffè...
          -Non devo fare altro che attendere. Sarà dura, ma in ogni caso 
          voglio tentare.-
          -Accidenti se è dura...- pensava mentre era intenta a versarsi 
          il caffè.
          Ad un tratto il liquido nero cessò di fuoriuscire dal thermos, 
          Claudia lo agitò:
          -Vuoto! Maledizione. Ora dovrò alzarmi per fare dell'altro caffè... 
          No, no, Forse ce la faccio.-
          Illusa!
          Poco dopo le palpebre si appesantirono, il sonno l’avvolse con 
          dolce insistenza. 
          Combattuta fra il cedere al richiamo di Morfeo e la paura di sognare 
          nuovamente quel motivo, chiuse forte gli occhi, respirò profondamente 
          e di colpo scese: il contatto dei piedi con il pavimento freddo la scosse 
          e la svegliò momentaneamente.
          Poco dopo si rimise nel letto: era caldo, confortevole e invitante: 
          perché soffrire?
          -Sì, sì, voglio dormire. Chi se ne importa di questo stupido 
          sogno?-
          Su quel pensiero le membra si rilassarono, i sensi si abbandonarono 
          e poté finalmente dormire.
          Stranamente, in quel sogno la musica era scomparsa: c'era un gruppo 
          di ragazzi e ragazze, felici di stare li ognuno con il proprio partner.
          Ma, lì... dove?
          Era uno strano luogo: senza sole, senza case, non c’era nulla! 
          
          Lentamente cominciarono a prendersi per mano, in un cerchio che prese 
          a muoversi gradatamente, altrettanto lentamente iniziarono a cantare 
          pronunciando due note:
          -FA-SOL, FA-SOL, FA-SOL...-
          Claudia sorrideva e cominciò a girare in senso inverso all'insolito 
          girotondo.
          In un momento, la canzone diventò “cattiva” e lo 
          stacco tra i due “binomi” fu quasi impercettibile:
          -FA- SOLFASOLFASOLFA- SOLFASOLFASOLFA…-
          Ebbe paura, l'incubo stava per raggiungere l'apice, lei stava per svegliarsi 
          di soprassalto quando, all’improvviso scomparve tutto, ma altrettanto 
          improvvisamente tornò il ritmo del flamenco!
          Questa volta a suonare era un basso elettrico.
          Quel suono nuovo rendeva più piacevole e meno nervoso il motivo 
          di Ramon, ma proprio il continuo suono del basso si rivelò un'arma 
          a doppio taglio.
          Infatti, la corposa dolcezza del suono greve, pian piano si... sommò 
          a se stessa e così il motivo divenne confuso, come un sordo brusio 
          che di lì a poco fu insopportabile e Claudia si svegliò 
          di soprassalto:
          -Aiuto! Aiutatemi! Che spavento.-
        Dopo 
          quella notte Claudia fu costretta a parlare.
          In principio, i suoi minimizzarono la cosa, ma dovettero ben presto 
          ricredersi.
          Infatti, la ragazza era stremata da questa strana situazione, dormiva 
          poco e male!
        Portare 
          nostra figlia da uno Psichiatra? Assolutamente! Se si sa in giro, che 
          figura facciamo? No, no... Al massimo va da uno psicologo... nessuno 
          sospetterebbe!- disse con tono imperioso Franca al marito.
          -Farò finta di non aver sentito…, replicò il coniuge 
          -...come può importarti l'opinione altrui quando c'è in 
          gioco nostra figlia?-
          Per nulla intimorita, la moglie ribadì: -E tu? come dirai a tua 
          figlia che dovrà farsi curare da uno psichiatra?-
          Giulio si alzò:
          -Secondo mel'ha già presa in considerazione questa ipotesi. Siamo 
          noi a non doverle far pesare la cosa.-
          -Eh già, adesso andiamo da lei sorridendo: sai cara, sei alquanto 
          esaurita... Ma fammi il piacere.-
          -Ho fatto già due sedute dallo psichiatra, quindi come vedi non 
          hai di che preoccuparti!-, il tono di Claudia li gelò: non si 
          erano accorti che era rientrata!
          Quella sera a cena c'era molta tensione, nessuno aveva più parlato, 
          né si ravvisavano tentativi di farlo.
          Claudia si comportava come nulla fosse, e questo rendeva ancor più 
          insopportabile il silenzio.
          Ad un tratto la madre sbottò:
          -Insomma basta, siamo o no i tuoi genitori? Ebbene...-, subito il marito 
          la richiamò:
          -Franca...-
          -Calma, calma. vado dal dottor Di Cristofaro...-, disse Claudia intenta 
          ad aggiungere un pizzico di sale.
          A quelle parole Franca andò su tutte le furie:
          -Dal marito di Eva?! Mai! Così domani lo sanno tutti.-
          Giulio trovò la forza di stare calmo e di farsi comunque sentire:
          -Quello NON E' solo il marito di Eva, in questo caso è un medico!-
          La figlia scambiò col padre un'occhiata che sembrò voler 
          dire “grazie”.
          -Per mia figlia voglio...-
          -Mamma basta! ...IO voglio, non tu, va bene? Cerca di capire una buona 
          volta, ho ventotto anni, lavoro...-
          La madre abbassò lo sguardo e piano disse:
          -Scusami...-
          Quelle sfuriate dispersero il clima di tensione e la serata trascorse 
          tranquilla.
          Per Claudia la notte lo fu un po' meno.
          Questa volta il motivo di Ramon fu preceduto dal suono di un pianoforte 
          riprodotto da un vecchio disco: si distingueva nettamente il fruscio 
          della puntina sui solchi logori che, all'apparenza, ritmava “l'entrata” 
          del pianoforte.
          Dopo il pianoforte, ecco riproposto il motivo con la chitarra, poco 
          dopo prolungò e chiuse il basso elettrico.
          Svegliatasi, Claudia pensò che aveva altro materiale da proporre 
          all'analisi del dottore...
         
          -E così si è aggiunto un pianoforte che non riproduce 
          il motivo in questione... un po’ come per il coro dei ragazzi.-
          -Sì dottore, proprio così.-
          Lo psichiatra teneva una matita schiacciata dai polpastrelli degli indici, 
          ritmicamente l'allontanava e la riavvicinava alla bocca, stette un po' 
          in silenzio poi chiese:
          -Ti fa più paura il sogno?-
          Claudia ci pensò un attimo, poi rispose decisa:
          -No!-
          -Però ti angoscia perché temi di non potertene liberare, 
          vero?-, la ragazza annuì.
          -Forse dovremmo continuare a sentirci per diverso tempo ancora, ma questo 
          non deve scoraggiarti. La mente è un labirinto intricato. Magari 
          potessimo sceglierci i sogni!-
          Passò un'altra notte, un'altra e un'altra ancora, il motivo era 
          sempre più “vivo” quasi palpabile, si arricchiva 
          sempre: suoni cristallini di bicchieri pieni per metà che gli 
          facevano il verso…
          Eppure era un motivo stupendo.
          Ti prende immediatamente, figurava benissimo le veloci dita del chitarrista 
          che si producevano in mirabili virtuosismi.
          Ecco Ramon, piegato in due sulla chitarra, subito le note si diffondevano 
          leste nell’aria calda, altrettanto rapidamente raggiungevano l’animo 
          e il cuore, armonizzandoli.
          Dall’orecchio al cuore, al più recondito angolo della mente!
          Che pezzo!
          E Ramon lo suonava e risuonava da anni…
        -Dottore, 
          chi è quel signore con la chitarra?-
          -Per carità, non spaventarti! E' Massimo, un mio carissimo amico. 
          Ma... non ricordi? Ti dissi che prima o poi ‘sto benedetto motivo 
          dovevamo ascoltarlo: ora è giunto il momento! Avanti, senza alcuna 
          paura faglielo sentire, lui cercherà di riprodurlo.- Claudia 
          cominciò a sudare, si asciugò le mani sui pantaloni, respirò 
          profondamente e cominciò a canticchiare a bassa voce.
          Massimo provò a tirar fuori il motivo dalla sua chitarra.
          Provarono varie volte: Claudia correggeva e il chitarrista eseguiva.
          Dopo un quarto d'ora Massimo esclamò:
          -Ci sono!-, come estasiato cominciò a suonare il motivo di Ramon 
          e Claudia scoppiò in una fragorosa risata, ma questo non distolse 
          Massimo dal suonare.
          Il dottore, nel frattempo, stava mettendo su un vecchio disco: in quel 
          preciso istante si apri la porta dello studio ed entrarono dei ragazzi 
          che si misero a fare girotondo intorno a Claudia cantando:
          -FA-SOL, FA-SOL, FA-SOL…
          Un distinto signore entrò per ultimo: portava un vassoio con 
          bicchieri di cristallo, lo poggiò sul tavolo e cominciò 
          a colpirli delicatamente con un cucchiaino nel tentativo di riprodurre 
          il motivo di Ramon.
          Claudia non credeva ai suoi occhi: si spaventò quando Massimo 
          alternò la chitarra classica a quell’acustica e al basso 
          elettrico riproducendo fedelmente quella canzone.
          Poi, quando vide che il dottore si avvicinava ansimando e battendo i 
          piedi come a mimare un passo di danza flamenco, ebbe veramente paura 
          e urlò:
          -Vi prego lasciatemi in pace! -
          Claudia si svegliò di colpo, aiutata anche dalla madre prontamente 
          accorsa dopo averla sentita gridare.
          -Calma accidenti, mancano ancora sette giorni al tuo viaggio in Spagna!- 
          disse Franca asciugandole la fronte.