 
 
  
  
  Mike 
  Oldfield Fan Club Italiano
  Le recensioni
  di Bersy
| TR3S LUNAS Nato 
        da un progetto multimediale (MusicVR), il rientro in scena del grande 
        Oldfield ci propone un artista ancora non stanco di sperimentare, volare 
        verso un genere musicale ultimamente di moda: il "chillout". 
 | 
| TUBULAR BELLS II Secondo 
          capitolo di quel grandioso progetto che nel '73 cambio il modo di ascoltare 
          la musica. Rivoluzionario all'epoca, risentirlo oggi appare un po' fuori 
          dal tempo ma, il lavoro di quella mente geniale che è Mike Oldfield, 
          l'ha reso attualissimo. Si, perche' di un rifacimento si tratta. Abbiamo 
          quindi, in linea di massima la melodia originale, sapientemente rimaneggiata 
          per gli standard dei '90. Le Tastiere, l'elettronica e la magica corposa 
          chitarra di Mike ci fanno rivivere le stesse emozioni del capitolo originale. 
          E' incredibile il modo in cui il musicista sia riuscito a rimodellare 
          il primo Tubular Bells, per ricrearne una versione che, a parte l'originalita', 
          risulta spanne e spanne superiore al suo capostipite. Quattordici tracce 
          di pura magia. Si inizia con la bellissima Sentinel che riprende 
          il tema originale rendendolo decisamente piu' sensuale e completo per 
          arrivare come nel primo Tubular Bells, alla presentazione degli strumenti, 
          in "The Bell". Un appunto a questa traccia dotata gia' 
          allora di immensa originalita' che qui acquista una potenza ed un'efficacia 
          unica. Ecco poi ricominciare la suite con una seconda parte, paragonabile 
          per qualita' alla precedente. "Tattoo" risveglia l'anima 
          scozzese di Oldfield, in una marcetta di grande effetto e carica. Segue 
          "Altered State" un pezzo pop fuori di testa. Voci di 
          uomini delle caverne, grida gioiose di bambinette e rassicuranti di 
          madri in un turbinio di pazzia che strappa piu' di un sorriso. Dopo 
          una rilassante "Maya Gold", ecco "Moonshine" 
          che conclude con un simpaticissimo country, a modo dell'originale, l'intero 
          lavoro. In conclusione l'opera di un genio, rimaneggiata e ristrutturata 
          dallo stesso ed elevata alla ennesima potenza. 
 TUBULAR BELLS III Capitolo 
          conclusivo di una saga che ha visto la luce nel '73 con l'immenso Tubular 
          Bells, nel '92 col secondo episodio, ed infine il '98 con questo "3" 
          che conclude l'ipotetica trilogia. Mike Oldfield, il maestro dietro 
          quest'opera, ha deciso di troncare parzialmente col passato, deciso 
          a creare qualcosa di piu' di un nuovo remix come accaduto nel "2", 
          facendone un disco che, a parte alcune tracce (la prima e le ultime 
          due) sembra non avere molto a che fare col nome originario. Si inizia 
          con "The Source Of Secrets" che riprende il tema base 
          del primo Tubular Bells e lo rielabora in chiave dance con grande magistralità. 
          Segue poi "The Watchful Eye" che ricorda l'album "The 
          Songs Of Distant Earth" e via di seguito con brani che spaziano 
          dalla etnica alla gitana, al rock. Spezza la suite "Inner Child" 
          quasi un inno, cantato con dei superbi vocalizzi, ma ecco giungere il 
          pop di "Man InThe Rain" assolutamente simile alla indimenticabile 
          "Moonlight Shadow". Segue quindi "Top Of The Morning" 
          una stupenda melodia su pianoforte in cui si fondono le radici scozzesi 
          di Oldfield con il toccante suono della cornamusa. La successiva traccia 
          ha quindi lo scopo di introdurci le ultime due composizioni che definire 
          memorabili è poco. "Secrets" e "Far 
          Above The Clouds" vanno ascoltate in sequenza in quanto l'una 
          completa l'altra. Quasi nove minuti di musica che conclude in pompa 
          magna questa saga durata 25 anni. Oggettivamente è tra i piu' 
          bei finali che si siano mai ascoltato in un disco. "Secrets" 
          inizia ripercorrendo il tema della prima traccia con un base piu' danzereccia, 
          combinandosi con cori dal sapore etnico, e giungendo il proprio apice 
          con dei riff di chitarra per poi improvvisamenrte calmarsi e dare spazio 
          a "Far Above The Clouds". Rimane il ritmo sostenuto, vengono 
          reinventati i cori etnici che si concludono con l'innocente voce di 
          una delle figlie di Mike Oldfield che annuncia: "and the man 
          in the rain picked up his bag of secrets, and journeyed up the mountainside, 
          far above the clouds, and nothing was ever heard from him again, except 
          for the sound of Tubular Bells". L' atmosfera si placa, non 
          si ode piu' nulla ed impovvisamente esplodono le campane tubolari, un 
          ritmo forsennato, giri di basso ripresi da "The Bell" del 
          secondo capitolo ed una chitarra che si inserisce a mano a mano ed ecco 
          infine ritornare le voci fanciullesce. Un'immensa energia trasuda dal 
          freddo supporto digitale. L'orgia strumentale che si crea si affievolisce 
          man mano dando spazio al conclusivo canto gioioso degli uccelli che 
          come in un' immenso prato verde scozzese. Un lavoro di immensa fattura, 
          un po' criticata per le sue tendenze techno, che pecca soprattutto nel 
          nome che poco si addice ai precedenti lavori. La qualita' delle single 
          tracce vanno dal buono all'indimenticabile e personalmente lo consiglierei 
          a chiunque voglia ascoltare un'opera adulta, di impeccabile qualita' 
          e professionalità. CRISES Mike 
          Oldfield, creatore ed inventore nel '73 di quel capolavoro assoluto 
          che fu "Tubular Bells", pur cavalcando l'onda del successo 
          per diversi anni, nell'83 si propose con un album che fara' la storia 
          degli '80, in virtu' principalmente dei singoli che ne verranno estratti. 
          Il piu' clamoroso fu sicuramente "Moonlight Shadow". L'album 
          si apre con Crises, la title track, una lunga suite di quasi 
          21 minuti, in perfetto stile "Oldfieldiano". Non si puo' non 
          rimanere affascinati dalla tecnica utilizzata da questo maestro nel 
          fondere pezzi che sembrano sconnessi tra loro, alcuni rock, altri pop, 
          ma sempre legati da un sottile filo conduttore, da una melodia comune. 
          Inconfondibile la chitarra il cui particolare timbro è un vero 
          e proprio marchio di fabbrica per Mike. Ecco quindi arrivare subito 
          dopo la strafamosa "Moonlight Shadow" che non ha sicuramente 
          bisogno di presentazioni. Melodia dolce e ritmata, accompagnata dalla 
          calda voce sensuale di Maggie Really. In High Places abbiamo 
          un vocalista d'eccezione, quel Jon Anderson, già frontman degli 
          Yes. La sua voce bellissima ed angelica fa venire i brividi. L'altro 
          singolo, anche lui celeberrimo, "Foreign Affair" ha 
          nuovamente la dolce voce di Maggie che forse proprio qui si esprime 
          al massimo con un brano, forse un po' ripetitivo ma di sicuro grande 
          impatto. Spezza l'atmosfera "Taurus 3", una breve strimpellata 
          di sano sapore gitano che introduce l'ultimo pezzo di successo: "Shadow 
          On The Wall". Cantata in modo magistralmente arrabbiato da 
          Roger Chapman conclude un disco tra i piu' belli dello scozzese Oldfield. 
          E' un delitto non averlo, e quindi raccomandato a tutti, e non solo 
          per cio' che rappresenta ma per tutto il materiale incluso, dotato di 
          una qualità artistica veramente superiore alla media. |