Mike Oldfield Fan Club Italiano

Mike Oldfield Fan Club Italiano
Le recensioni
di Bersy

TR3S LUNAS

Nato da un progetto multimediale (MusicVR), il rientro in scena del grande Oldfield ci propone un artista ancora non stanco di sperimentare, volare verso un genere musicale ultimamente di moda: il "chillout".
Il termine di per se identifica una fusione tra i ritmi della musica tradizionale ed i suoni piu' moderni: essa deve risultare rilassante e proiettare l'anima in un ambiente mistico.
Sonorita' ideali che permeano questo doppio CD, di cui uno musicale, e l'altro dedicato al videogioco da cui prende il nome l'album: Tr3s Lunas.
Parleremo dell'aspetto ludico dopo, prendendo prima in analisi la parte musicale.
Facciamo una premessa: la musica è stata creata per descrivere le immagini e le situazioni presenti nel videogame e quindi, ad un primo ascolto paiono tematicamente sconnesse, anche se riconducibili allo stesso stile. Mike ha voluto fondere con sapienza l'uso del sintetizzatore e della chitarra in modo decisamente piu' armonico che nell'album "The Song Of Distant Earth" (quello che piu' gli assomiglia), creando alla fine un buon bilanciamento acustico.
Le melodie sono state scelte semplici e ben assimilabili, giocando molto piu' sulla leggera variazione del tema nel tempo e sugli arrangiamenti.
L'avventura ha inizio con "Misty", un'introduzione particolarmente melodica a quelli che saranno le timbriche utilizzate per l'intero album: troveremo quindi percussioni elettroniche, la classica chiatarra di Mike ed il sax che donera' fascino e sensualita' alle diverse composizioni.
"No Man's Land" dal suadente sottofondo fa da cornice ad una melodia semplice e malinconica che ci disegna un'immaginario percorso verso una terra desolata.
"Return To The Origin" dalla chiara ispirazione etnica sembra una reminescenza di "The Songs Of Distant Earth", un pezzo molto Enigma, dotato di sfondi vocali femminili.
La successiva "Landfall", un brano per tastiera molto bello ma purtroppo troppo ripetitivo al punto da sembrare quasi una forzatura i 2 minuti di arrangiamento.
"Viper" una simpatico e piacevolissimo "quadretto" in cui viene messa in risalto una ritmica vivace e fantasiosa in cui si inseriscono gradualmente svariate percussioni mentre gli onnipresenti sintetizzatori scandiscono una melodica al solito ripetitiva.
Sublime poi "Turtle Island" con un trascinante riff acustico. Una canzone che rimane facilmente impressa in mente, in cui il dolce inserimento del sax in background dona grande senerita'.
"To Be Free" nella traccia 6 e 14 in versione "Radio Edit" è, per ora l'unico singolo estratto dall'album. Mike ha lasciato decisamente perdere chitarre e complicati arrangiamenti in favore di una composizione di facilissima assimilazione. Non si puo' non rimanere indifferenti da una canzone cantata in modo divino e la cui ritmica la fa da padrona. Per la cronaca sta avendo un buon successo in Europa e si spera che ne vengano distribuite delle altre versioni per ora non rilasciate per questioni commerciali.
Un simpatico gioco di tastiere e chitarra si fanno spazio in "Fire Fly" al solito po' ripetitiva e troppo lunga per il semplice tema che ripropone. Ecco pero' la title-track "Tr3s Lunas" che giocata al modo di "Turale Island" ci ripropone un Mike in piena forma, con una grandiosa esecuzione alla chitarra dal sapore a volte gitano, a volte misterioso come nel "Mastermind" dell'album "Millennium Bells".
L'anima si eleva in "Daydream" una breve composizione di di 2 minuti che fa accapponare la pelle. Immensa e d'incredibile effetto la tecnica usata nella seconda parte della composizione in cui la chitarra sembra suonata con le note al contrario (va ascoltato per rendersene conto) e dona un'aurea di beatitudine unica.
Irrompe "Thou Art In Heaven", un rimaneggiamento di una precedente composizione di Mike, usata per il concerto di Berlino del 31 Dicembre del '99. Un pezzo sicuramente bellissimo, dinamico (forse l'unico), in cui la voce in backgraound ci introduce una melodia in crescendo di potenza fino a raggiungere l'apice con il sax e l'introduzione del piano.
Altro pezzo di grande spessore, quel "Sirius" che aveva gia' fatto sognare i fans prima dell'uscita del disco. Un inizio lento, sognante, soffuso che, come da tradizione oldfieldiana si carica alla fine di potenza.
Chiude l'album "No Man's Land Reprime", una versione piu' acustica della precedente comunque di grande effetto.
Il secondo compact, contenente il gioco MusicVR è la parte che forse si notera' meno, a dispetto di quello che vuole farci credere Mike. Il gioco, consistente nella ricerca di anelli sparsi in un mondo immenso, graficamente è sotto gli standard attuali. Da padrone la fa sicuramente la musica, la maggior parte della quale originale e non facende parte del CD Audio. Bisogna dire che qui ci sono delle gran belle musiche, che forse avrebbero dovuto far parte anche del progetto audio e non solo ludico. In definitiva, un'acquisto obbligatorio per ogni fan e straconsigliatissimo per l'ascoltatore comune che non potra' far altro che amare questo lavoro.

TUBULAR BELLS II

Secondo capitolo di quel grandioso progetto che nel '73 cambio il modo di ascoltare la musica. Rivoluzionario all'epoca, risentirlo oggi appare un po' fuori dal tempo ma, il lavoro di quella mente geniale che è Mike Oldfield, l'ha reso attualissimo. Si, perche' di un rifacimento si tratta. Abbiamo quindi, in linea di massima la melodia originale, sapientemente rimaneggiata per gli standard dei '90. Le Tastiere, l'elettronica e la magica corposa chitarra di Mike ci fanno rivivere le stesse emozioni del capitolo originale. E' incredibile il modo in cui il musicista sia riuscito a rimodellare il primo Tubular Bells, per ricrearne una versione che, a parte l'originalita', risulta spanne e spanne superiore al suo capostipite. Quattordici tracce di pura magia. Si inizia con la bellissima Sentinel che riprende il tema originale rendendolo decisamente piu' sensuale e completo per arrivare come nel primo Tubular Bells, alla presentazione degli strumenti, in "The Bell". Un appunto a questa traccia dotata gia' allora di immensa originalita' che qui acquista una potenza ed un'efficacia unica. Ecco poi ricominciare la suite con una seconda parte, paragonabile per qualita' alla precedente. "Tattoo" risveglia l'anima scozzese di Oldfield, in una marcetta di grande effetto e carica. Segue "Altered State" un pezzo pop fuori di testa. Voci di uomini delle caverne, grida gioiose di bambinette e rassicuranti di madri in un turbinio di pazzia che strappa piu' di un sorriso. Dopo una rilassante "Maya Gold", ecco "Moonshine" che conclude con un simpaticissimo country, a modo dell'originale, l'intero lavoro. In conclusione l'opera di un genio, rimaneggiata e ristrutturata dallo stesso ed elevata alla ennesima potenza.


TUBULAR BELLS III

Capitolo conclusivo di una saga che ha visto la luce nel '73 con l'immenso Tubular Bells, nel '92 col secondo episodio, ed infine il '98 con questo "3" che conclude l'ipotetica trilogia. Mike Oldfield, il maestro dietro quest'opera, ha deciso di troncare parzialmente col passato, deciso a creare qualcosa di piu' di un nuovo remix come accaduto nel "2", facendone un disco che, a parte alcune tracce (la prima e le ultime due) sembra non avere molto a che fare col nome originario. Si inizia con "The Source Of Secrets" che riprende il tema base del primo Tubular Bells e lo rielabora in chiave dance con grande magistralità. Segue poi "The Watchful Eye" che ricorda l'album "The Songs Of Distant Earth" e via di seguito con brani che spaziano dalla etnica alla gitana, al rock. Spezza la suite "Inner Child" quasi un inno, cantato con dei superbi vocalizzi, ma ecco giungere il pop di "Man InThe Rain" assolutamente simile alla indimenticabile "Moonlight Shadow". Segue quindi "Top Of The Morning" una stupenda melodia su pianoforte in cui si fondono le radici scozzesi di Oldfield con il toccante suono della cornamusa. La successiva traccia ha quindi lo scopo di introdurci le ultime due composizioni che definire memorabili è poco. "Secrets" e "Far Above The Clouds" vanno ascoltate in sequenza in quanto l'una completa l'altra. Quasi nove minuti di musica che conclude in pompa magna questa saga durata 25 anni. Oggettivamente è tra i piu' bei finali che si siano mai ascoltato in un disco. "Secrets" inizia ripercorrendo il tema della prima traccia con un base piu' danzereccia, combinandosi con cori dal sapore etnico, e giungendo il proprio apice con dei riff di chitarra per poi improvvisamenrte calmarsi e dare spazio a "Far Above The Clouds". Rimane il ritmo sostenuto, vengono reinventati i cori etnici che si concludono con l'innocente voce di una delle figlie di Mike Oldfield che annuncia: "and the man in the rain picked up his bag of secrets, and journeyed up the mountainside, far above the clouds, and nothing was ever heard from him again, except for the sound of Tubular Bells". L' atmosfera si placa, non si ode piu' nulla ed impovvisamente esplodono le campane tubolari, un ritmo forsennato, giri di basso ripresi da "The Bell" del secondo capitolo ed una chitarra che si inserisce a mano a mano ed ecco infine ritornare le voci fanciullesce. Un'immensa energia trasuda dal freddo supporto digitale. L'orgia strumentale che si crea si affievolisce man mano dando spazio al conclusivo canto gioioso degli uccelli che come in un' immenso prato verde scozzese. Un lavoro di immensa fattura, un po' criticata per le sue tendenze techno, che pecca soprattutto nel nome che poco si addice ai precedenti lavori. La qualita' delle single tracce vanno dal buono all'indimenticabile e personalmente lo consiglierei a chiunque voglia ascoltare un'opera adulta, di impeccabile qualita' e professionalità.


CRISES

Mike Oldfield, creatore ed inventore nel '73 di quel capolavoro assoluto che fu "Tubular Bells", pur cavalcando l'onda del successo per diversi anni, nell'83 si propose con un album che fara' la storia degli '80, in virtu' principalmente dei singoli che ne verranno estratti. Il piu' clamoroso fu sicuramente "Moonlight Shadow". L'album si apre con Crises, la title track, una lunga suite di quasi 21 minuti, in perfetto stile "Oldfieldiano". Non si puo' non rimanere affascinati dalla tecnica utilizzata da questo maestro nel fondere pezzi che sembrano sconnessi tra loro, alcuni rock, altri pop, ma sempre legati da un sottile filo conduttore, da una melodia comune. Inconfondibile la chitarra il cui particolare timbro è un vero e proprio marchio di fabbrica per Mike. Ecco quindi arrivare subito dopo la strafamosa "Moonlight Shadow" che non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Melodia dolce e ritmata, accompagnata dalla calda voce sensuale di Maggie Really. In High Places abbiamo un vocalista d'eccezione, quel Jon Anderson, già frontman degli Yes. La sua voce bellissima ed angelica fa venire i brividi. L'altro singolo, anche lui celeberrimo, "Foreign Affair" ha nuovamente la dolce voce di Maggie che forse proprio qui si esprime al massimo con un brano, forse un po' ripetitivo ma di sicuro grande impatto. Spezza l'atmosfera "Taurus 3", una breve strimpellata di sano sapore gitano che introduce l'ultimo pezzo di successo: "Shadow On The Wall". Cantata in modo magistralmente arrabbiato da Roger Chapman conclude un disco tra i piu' belli dello scozzese Oldfield. E' un delitto non averlo, e quindi raccomandato a tutti, e non solo per cio' che rappresenta ma per tutto il materiale incluso, dotato di una qualità artistica veramente superiore alla media.


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