Mike
Oldfield Fan Club Italiano
La recensione di
"Tubular Bells III"
di Maxx
Nel 1998, 25 anni dopo il primo Tubular Bells, Mike decide di celebrare il Venticinquesimo anniversario dell'uscita del disco con il terzo seguito del suo più famoso lavoro. Se con TB 2 nel 1992, Mike aveva trasferito il tutto nel futuro, qui siamo in un'epoca talmente lontana che nessuno può immaginarla a partire dalla semplice, alienante e monocromatica copertina con la campana azzurra... per continuare all'interno del Booklet con la foto bianca di Mike in cui lui sembra una figura proprio "Divina".... La musica si è
fatta essenziale rispetto ai primi lavori e molto elettronica, segno
di una profonda e costante ricerca dei suoni utilizzando gli ultimi
prodotti in fatto di sintetizzatori (da notare l'uso dell'allora recentissima
Clavia Nord Lead 2, uno dei migliori synth di origine svedese sul finire
degli anni 90 ed anche ora, diventato infatti un synth di riferimento
per chiunque voglia cimentarsi nel comporre musica di questo tipo) ma
quello che colpisce in modo profondo e irreversibile è che ogni
canzone di questo disco è totalmente diversa dalle altre in termini
proprio di generi musicali, il che fa pensare che Mike percepisce la
Trance music e l'Heavy rock come due fratelli, più che come due
antagonisti! Si parte infatti con la prima song, che è appunto il tema principale dell'album riarrangiato in chiave Trance con una forte ispirazione tedesca, nato dal fatto che era stata data una cassetta di quel genere musicale a Mike durante il suo soggiorno a Ibiza iniziato nel 1996 e che lui ne sia stato in qualche modo influenzato. Si cambia genere sulla seconda canzone abbracciando atmosfere molto new age, ma senza percussioni, per continuare con un pezzo simile ad alcuni lavori degli Enigma (il cui principale ed unico componente è un personaggio chiamato Micheal Cretu, con cui Mike aveva già collaborato sul suo "Island" del 1987) per poi stravolgere il tutto con la quarta song che è formata da un poderoso riff Hard-Rock suonato con molta energia. Proseguendo il viaggio ci si ritrova in Spagna con Serpent Dream, un pezzo farcito prima di virtuosismi flamenco e poi di sonorità arabe che ci proiettano nel deserto più caldo. Si conclude la prima parte del disco con Inner Child il cui cantato ci culla nel mare più calmo. Passando poi per l'unica canzone pop (estremamente simile, ma non è un difetto, a Moonlight Shadow, la canzone più venduta nel 1983) e una cavalcata col pianoforte molto particolare, in uno stile raro da trovare nelle produzioni di Mike, si arriva al momento finale dove viene riproposto il tema inziale dell'album (ovviamente riarrangiato in modo differente, nella più tipica tradizione di Mike) e si presentano le campane tubolari, accompagnate da un ritmo che fonde Dance ed il feeling tribale delle percussioni tipiche di Mike campionate dal suo terzo album OMMADAWN, con una chitarrona robusta suonata con un massiccio uso del distorsore e dell' Wah-Wah (in modo assolutamente degno dei migliori dischi Death-Metal più estremi) che urla fino a far raggiungere alla canzone il suo poderoso climax. Un disco veramente
incredibile, capace di moltissime sorprese e melodie commoventi, pozzo
da cui trarre infinite ispirazioni per noi piccoli musicisti e musica
che cattura anche l'ascoltatore non abituato a lavori complessi che
richiedono più attenzione. |