Mike Oldfield Fan Club Italiano

Mike Oldfield Fan Club Italiano
La recensione di
"Crises"
di Maxx

Crises è l'album che celebra i dieci anni di carriera e successo di Mike. Per Mike è un periodo di cambiamenti specialmente per il tipo di sound e quindi per l'uso di particolari strumenti: la nuova regola è Computer nella fase di registrazione e molti sintetizzatori. Inoltre si avvale per la produzione della collaborazione artistica e tecnica di uno dei più geniali e creativi batteristi del periodo, Simon Phillips, che con la sua tecnica della doppia cassa e la sua precisione, ha fatto veramente scuola a tutti i batteristi a venire che si sarebbero poi cimentati nel Progressive Rock e Metal qualche anno dopo. Mike ha anche imparato molte cose dal Music Business e ora sa cosa si può fare e cosa si deve evitare, anche se essendo l'autore di alcuni tra i dischi più venduti e originali di tutti i tempi, dovrebbe godere di una certa libertà...
Ne viene fuori un disco bellissimo e perfetto sotto ogni punto di vista: gli ultimi ritrovati della tecnologia offrono un sound cristallino e le canzoni presenti fanno il resto.

Crises riesce a ripetere lo stesso successo di "Tubular Bells" (1973) sopratutto grazie a due canzoncine da classifica che sono state fatte con lo stesso impegno usato per creare i precedenti lavori: Foreign Affair e sopratutto Moonlight Shadow.

Facciamo un passo indietro per spiegare che Mike questa volta ha deciso di accontentare un po' tutti: la casa discografica sempre avida e lui stesso come compositore. Ha dunque diviso stilisticamente il disco in 2 parti corrispondenti alle due facciate: il lato "A" con Crises, la tipica suite di 20 minuti e il lato "B", pieno di singoli, cantati da personaggi famosi come Roger Chapman (ex-cantante dei Family per Shadow on the Wall), Jon Anderson (cantante degli Yes per In High Places) e Maggie Reilly (per Moonlight Shadow e Foreign Affair).

La penultima canzone "Taurus 3" è una strumentale ed è la terza parte dell'ispiratissima trilogia "TAURUS", iniziata due albums prima. Nei suoi 2 minuti è la song più spagnoleggiante in assoluto di Mike, dotata di melodie flamenco leggere e velocissime, tecnicamente davvero difficili, e di un finale apocalittico: sembra che le chitarre esplodano fuori dalle casse da quante sono e da quanto sono suonate vigorosamente. Un pezzo veramente anomalo quanto eccezionale.

Il successo commerciale è dovuto a Moonlight Shadow, che è una canzone che "ha fatto centro" in tutte le direzioni: delicata, leggera, melodica a non finire senza stancare, dotata di un testo ispiratissimo e risaltato dalla dolcissima voce di Maggie, è la song più venduta del 1983 e i suoi solchi sono consumati dai DJ di tutto il mondo. Corredata da un videoclip perfetto che ricalca le vicende del testo (vedere nel sito alla sezione "Dai Fans", dove è disponibile la versione in italiano del nostro Webmaster), questa irrompe nelle case di tutti oltre che nelle radio e ottiene riconoscimenti a destra e a manca, viene utilizzata per qualche colonna sonora senza impegno è stata suonata da molti gruppi famosi e non, e ancora oggi è ristampata nelle varie compilation di hit del passato.
E possiede anche un altro primato: è la canzone che tutti hanno sentito ALMENO UNA VOLTA NELLA LORO VITA: la conoscono tutti!!!!

Anche per noi fans è molto importante: c'è chi ha scoperto Mike con lei, chi lega ad essa molti ricordi e chi ne è stato deluso dal suo stile così commerciale…
E poi c'è stato chi ha detto che era un fuoco di paglia…

Foreign Affair ha subito lo stesso destino, ma siccome aveva un ritmo proprio dance dato dalla batteria, sono stati fatti alcuni remix che l'hanno fatta rivivere nel corso degli anni. In questa canzone Mike fa un esperimento tecnico che pochi hanno notato: modifica col glissando il suono del glockenspiel per fare la melodia principale, operazione innovativa che non si è più sentita in giro, creando un suono particolare la cui paternità appartiene a Mike.

High Places è invece una song che Mike ha cominciato a proporre dal vivo molto presto, ancora prima di incidere l'album, con un arrangiamento leggermente diverso da quello poi pubblicato su disco. Possiede una melodia particolarmente malinconica e la voce molto alta di Jon Anderson le da un feeling molto diverso da tutte le altre canzoni presenti nel disco.

L'ultima del lato "B" è Shadow on the Wall, una delle preferite di Mike da sempre, dato che ne ha fatto una versione allungata nel CD "Elements" (simile alla versione live con un lungo intermezzo improvvisato e un lungo assolo finale) e l'ha riproposta spessissimo dal vivo e anche nell'ultimo tour del '99. Si tratta di un pezzo Hard-Rock molto vigoroso ed energico, e il cantato nervoso di Roger Chapman aggiunge un po'di follia al suo sound: una scelta particolarmente azzeccata.

Ma il vero Mike, quello che conosciamo e che ci piace di più, viene fuori nel lato "A" con la suite omonima.
Per rimanere in tema con il decimo anniversario, ha voluto far iniziare la song con un'arpeggio simile a quello di Tubular Bells e il pezzo ha un aria molto più vivace e positiva del suo predecessore. E' un suono molto leggero e trasparente, dove predominano le tastiere ma solo per poco, perché dopo una potente entrata della batteria, si incupisce tutta l'atmosfera grazie al classico giro di basso blueseggiante contornato dalle melodie delle tipiche chitarre scure di Mike: è una sezione molto simile a quella di Tubular Bells verso i 10 minuti. Capiamo subito che la song cambia ripetutamente lasciandoci spiazzati ogni secondo che passa e tutto comincia a rianimarsi, poco dopo, con una repentina accelerazione accompagnata da un riff Heavy-Metal molto veloce e la canzone prende veramente il volo!!! E' uno dei pezzi più esaltanti che Mike abbia mai scritto. E udite udite, dopo molti anni possiamo di nuovo sentire la voce di Mike che esce delle casse!

Segue una sezione più calma, sempre cantata da Mike, e caratterizzata da un sapiente uso della doppia cassa di Simon. Dopo di che torniamo a terra e ricominciano i synth dell'inizio, ovviamente con la continuazione della melodia iniziale. Verso i 13 minuti iniza un pattern ripetitivo dove Mike e Simon costruiscono volta per volta degli arabeschi sempre diversi con i rispettivi strumenti fino a che tutto sembra calmarsi e comincia una lentissima e precisa salita della batteria…. fino al culminante finale dove le tantissime chitarre e l'inarrestabile devastante doppia cassa, contornano la melodia iniziale alla chitarra e al synth. Dopo l'ultimo colpo rimane solo il synth che ci abbandona dopo una lunghissima dissolvenza in uscita: la più lunga che Mike abbia mai fatto. Sembra comunque che siano passati solo 5 minuti, quasi come una canzone normale!

Negli anni a venire Mike userà ancora la formula "metà disco di suite e l'altra metà canzoni", ma questo sarà purtroppo l'ultimo disco dove le canzoni saranno ancora all'altezza delle composizioni più complicate, perché in seguito saranno solo le suite a conservare la freschezza di sempre, mentre le altre, pur avendo sempre una bella melodia di base garantita dal songwriting di Mike, diventeranno sempre meno originali e più piatte.


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