Ascoltatelo subito.
La recensione potrebbe finire qui, perchè molto e nulla si può
dire di questo disco.... e le cose non cambierebbero.
Amarok è l'apice della complessità
e della follia pura di Mike. Con questo disco si è guadagnato
il nomignolo di "Maestro delle 1000 sovraincisioni" perchè
per incidere l'album Mike ha suonato più di 40 strumenti diversi
tra chitarre di ogni tipo, arpa, sitar, bassi e altre percussioni ed
oggetti innominabili quali Toy-Dog e Bodhran...
Mike è reduce da quello che probabilmente è il suo disco
più semplice, commerciale, scadente e anonimo di tutta la sua
carriera, Earth Moving, e da chissà quante critiche fatte da
tutti. Subito dopo, quando gli chiesero quali erano le sue intenzioni
per il prossimo album, lui rispose che avrebbe fatto un disco strumentale
senza sintetizzatori con gli stessi strumenti di Tubular Bells, anticipando
addirittura che il titolo sarebbe stato Tubular Bells 3 e 4!!!!
Ma probabilmente non era ancora pronto per quel progetto e le cose andarono
leggermente in modo diverso. Infatti si tratta del seguito del suo terzo
capolavoro Ommadawn, nato nel 1975, e come nella tradizione la parola
Amarok, è stata oggetto di svariate ricerche e tentativi di capirne
il significato da parte di molti fans.
Tuttavia le somiglianze con il suo predecessore non sono molte e si
possono trovare nella copertina del disco (che raffigura il primo piano
di Mike) e soprattutto nell'arrangiamento della melodia principale e
nel concetto di sperimentazione che prevale, ma la sostanziale differenza
è che lo stato d'animo del disco è ben diverso da quello
precedente.
Ommadawn è molto malinconico, triste, commovente e aggressivo,
riflesso di come si sentiva Mike in quel periodo, cioè pieno
di problemi da affrontare. Oggi invece Mike, è un uomo che ha
fatto moltissime esperienze di vita, ha imparato altrettanto, ed è
riuscito a risolvere molti dei problemi che aveva in gioventù
e la presenza totale di melodie dall'aria positiva e soleggiata lo conferma.
La composizione
è una suite ambiziosissima di 60 minuti esatti in cui la musica
cambia di continuo, con il motivo principale che torna più volte
arrangiato in modi diversi, passando da momenti calmi con chitarre e
percussioni, al pianoforte e flauti, a momenti folk-flamenco e altri
incredibili innesti inediti di strumenti, il tutto per creare una musica
acustica e elettrica originalissima.
Qui Mike da il meglio di se con le chitarre sia acustiche che elettriche.
Le acustiche sono leggere e qualche volta modificate per rendere il
suono secco e stoppato (la parte dei primi 2 minuti) e le elettriche
sono suonate con tutti i livelli di distorsione: da pulito al più
distorto.
E' risaputo che
Mike normalmente non è uno di quei chitarristi che durante una
canzone fa sempre assoli velocissimi, per mostrare al pubblico solo
la tecnica, perdendo di vista la melodia dell'assolo, ma questa volta
si rifà anche sui Guitar-Heroes: sui 22 minuti c'è la
bellezza di un assolo assolutamente fulminante sulla base spagnola e
sui 36 minuti ce n'è un altro bellissimo e velocissimo, molto
difficile, di quelli in stile heavy-metal.
Ma non è finita: molti personaggi hanno passato molto tempo a
cercare di tirare fuori dalla propria chitarra suoni tra i più
mostruosi, come Adrian Belew, (con il quale, tra l'altro, Mike
ha lavorato per la produzione di 2 canzoni sull'album precedente: Earth
Moving appunto) che ha provato a far miagolare e abbaiare la sua.
Ebbene qui Mike tira fuori dei suoni assordanti come quelli di un trapano
o di una motosega!!!! Neanche le chitarre del più devastante
gruppo metal suonano così terrificanti!
Il marchio di fabbrica di Mike, oltre al suono tipico delle sue chitarre,
è quello delle bellissime percussioni celtiche e africane (suono
inconfondibile che è già questo frutto di una grande ricerca
e che appartiene solo a lui) che, come in Ommadawn, compaiono in bella
vista intorno alla fine dei 44 minuti per introdurre la melodia principale
cantata da una voce femminile il cui testo è semplicemente "So
Far", ma per suonare alcune parti ritmiche Mike supera ogni
barriera sonora provando ogni soluzione: sbatte i cucchiai, si schiaffeggia
le cosce, schiocca le dita, batte i denti con le unghie e crea del ritmo
strisciando del materiale che sembra pietra su altra pietra...
Non si ferma qui, perchè per alcuni stacchi di momenti particolari
ha usato anche il rumore di vetri che si infrangono, scoppiettii che
sembrano petardi, il rumore che fanno gli stivali quando si cammina
su un pavimento di legno scricchiolante e quando si corre all'impazzata.
C'è addirittura una sezione verso i 15 minuti in cui si sente
che Mike si prepara una bevanda, mescola col cucchiaino, beve con tanto
di sbrodolio, si rilassa, sbadiglia e si gratta la barba...
Questi però sono tutti effetti che sono di complemento alla musica,
che non crediate di ascoltare un disco di soli rumori! Ma è bellissimo
come ha miscelato assieme i 2 componenti, quello melodico e quello rumoristico.
Non meno importante è l'uso abbondante di voci femminili per
le melodie principali e cori di varia intensità (come nei vecchi
lavori ci aveva abituato), nonchè gente che parla, bisbilgia,
ride, urla e sbraita cose senza senso... e negli ultimi 5 minuti, sotto
le ingombranti percussioni, inizia anche un lungo monologo di una donna...
Qui siamo fuori da qualsiasi somiglianza con altri generi musicali e
ogni tentativo di identificare ciò che stiamo ascoltando risulta
essere un'operazione arditissima ed il risultato a cui arriviamo appare
sempre approssimativo e non definitivo. Molto raramente, dal punto di
vista tecnico di realizzazione, ci siamo trovati di fronte a un'opera
di tale complessità, ma che all'ascolto risulta estremamente
piacevole anche se forse è il disco più difficile da metabolizzare
che abbia mai sentito.
Alcuni momenti musicali sono stati concepiti da Mike, nervosi e complessi,
per far innervosire i cervelloni della Virgin nel momento in cui dovevano
ascoltare il disco per poi stamparlo (perchè loro ovviamente
spingevano più per far fare a Mike canzoni da Hit-Parade.. infatti
due anni dopo Mike romperà il contratto con loro).
Il disco divise totalmente critici e pubblico nelle opinioni, lasciando
i primi nel più completo smarrimento e sconcerto e inducendo
i secondi a giudicarlo incredibile, confermando ancora una volta l'immenso
potere visionario-sonoro del musicista.
Infine un pensiero su cui meditare: Mike Oldfield fa quello che vuole
e ottiene quello che vuole.